
Orario & Sede
29 janv. 2021, 12:21
Online
L'evento
15 INCONTRI A SCELTA: ONLINE, OPPURE IN PRESENZA A LUGANO
La storia delle donne di fede ebraica in Italia è ancora un terreno quasi completamente inesplorato, in cui solo alcune porzioni sono illuminate da fari deboli e di portata limitata. Per quanto riguarda la storiografia, la maggior parte degli studi che possediamo riguardano il periodo rinascimentale, e questo per un problema più generale (il fatto che una storia di genere, cioè attenta a considerare le differenze di genere e a sottolineare le specificità femminili, è un ambito che necessita di crescere sul terreno della storia sociale e non di quella politica o strettamente culturale, e la maggior parte degli studi di storia sociale, nel campo ebraico e soprattutto in quello dell’ebraismo italiano, riguardano il periodo medievale e rinascimentale). Per quanto riguarda le fonti, tranne casi rarissimi, come quelli delle letterate o come le voci femminili che hanno lasciato una traccia diretta nelle carte processuali o inquisitoriali, si tratta di documenti rigorosamente maschili sia che si si abbia a che fare con testi interni comunitari, di responsa rabbinici, o di fonti esterne, notarili). La voce delle donne emerge al massimo attraverso la mediazione maschile.
Durante 15 incontri virtuali o 15 serate in presenza a Lugano, si presenteranno in primo luogo nuove fonti, recuperate dagli archivi, e gli interessati potranno conoscere figure come Paola dei Mansi da Verona, che nel XIII secolo a Roma si guadagnò fama per le sue conoscenze bibliche e talmudiche e come scriba dotata di splendida calligrafia, o donne protagoniste del Risorgimento, come Sara Levi Nathan che ebbe un ruolo importante nel processo risorgimentale per la sua stretta relazione personale con Mazzini e Carlo Cattaneo, svolgendo un'opera preziosa di fiancheggiamento e finanziamento a supporto delle loro attività in Inghilterra, Svizzera e Italia.
Con l'Unità d'Italua per le donne ebree si tratta di affrontare una doppia emancipazione: anche da cittadine del nuovo stato esse devono confrontarsi, al pari delle altre donne italiane, con i molti pregiudizi e gli scarsi diritti loro dati dalle leggi e dai costumi del tempo.
Le prime donne ebree ad affermarsi nella vita pubblica in Italia tra Ottocento e primo Novecento sono un gruppo di intellettuali di origine straniera, russa e tedesca, impegnate nel campo dell'educazione e del sindacato. Dalla Russia giungono Elena Raffalovich (sposa nel 1863 del filologo Domenico Comparetti e pioniera dell'educazione infantile), Ernestina Paper (nel 1877 prima donna laureata in Italia dalla nascita dello stato unitario, in medicina), Anna Kuliscioff (medico, sindacalista, tra i principali esponenti e fondatori del Partito Socialista Italiano) e Angelica Balabanoff (sindacalista e attivista socialista). Di origine tedesca sono invece Margarete Traube (chimico di fama mondiale), Alice Hallgarten Franchetti (educatrice), e Anna Fraentzel Celli (infermiera ed educatrice). A queste donne si uniscono le prime ebree intellettuali di famiglia italiana, a cominciare dalle scrittrici e poetesse Erminia Fuà Fusinato, Annie Vivanti, Virginia Olper Monis, Emma Boghen Conigliani, Laura Orvieto e Amelia Pincherle Rosselli,